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casaIl Coordinamento Regionale delle Comunità di tipo familiare si esprime qui rispetto al clima attuale, nel quale fatica a riconoscere i propri valori e princìpi; è difficile cogliere ultimamente il significativo valore delle nostre Comunità rispetto a quanto riscontrato in ciò che ci perviene dalle Istituzioni: le Comunità familiari e le Case-famiglia sono intese come entità da controllare, dalle quali avere continuamente un resoconto, poco invece come risorse importanti, parte fondamentale del sistema di Welfare.

Sempre più complesso, ci appare di capire, è riconoscere a livello istituzionale e politico l’importanza del lavoro svolto, seppur spesso su base volontaria, e il suo livello qualitativo. L’alto impatto sociale del lavoro di supporto nella crescita dei minori accolti viene spesso sminuito, rendendo preponderante l’aspetto normativo e burocratico di gestione delle strutture.

Viene riservato un ridotto spazio nei Tavoli e nelle discussioni a temi quali lo sviluppo psico-affettivo, il senso di appartenenza, l’aspetto di cura, l’inclusione territoriale dei minori vittime di maltrattamenti e abusi, ecc.

Si fatica ad includere le Comunità, che si distinguono per un’accoglienza di tipo familiare, in percorsi strutturati da equipe professionali, relegandone spesso il ruolo a quello di mera hotellerie.

Comprendendo appieno la necessita dell’Ente Pubblico di regolamentare l’accesso a questo tipo di Servizi, riteniamo importante far presente il nostro punto di vista di Adulti Accoglienti (così ci definisce la normativa regionale), dato che rimaniamo gli unici operatori in costante e diretto contatto quotidiano con i minori e che, in qualche modo, ci sentiamo di poter dare il nostro apporto anche a livello progettuale.

Nella nostra Regione le Comunità familiari sono in prevalenza rette da piccole Associazioni, che con il loro contributo volontario (non a caso le rette delle strutture residenziali gestite con una componente volontaria sono di molto inferiori a quelle gestite in riferimento al costo del lavoro), rendono attuabili progetti sociali peculiari a forte valenza territoriale, anche grazie ai quali il sistema di Welfare regionale può esercitare un’azione capillare ed in grado di modellarsi a seconda delle più diverse necessità. Le richieste che ci vengono fatte, ai più svariati livelli, non sembrano prendere in considerazione le nostre realtà, promuovendo invece l’attuazione di protocolli estremamente complessi, che necessitano di professionalità “altre” e quindi acquisibili solo esternamente, a fronte di un riconoscimento sempre minore delle nostre competenze.

Partecipare ad un numero importante di bandi, per poter collaborare con gli Enti del territorio regionale è un dispendio di energie importante, a volte insostenibile per le nostre realtà: forse basterebbe essere iscritti ad un’anagrafica regionale (attivabile quindi con un solo bando) alla quale poi ogni ente locale può attingere, modalità attivata già da altre categorie di fornitori della Pubblica Amministrazione.

Tutto questo ci fa domandare quanto il sistema regionale che nell’ultimo decennio abbiamo con tanta fatica costruito, sempre al fianco delle Istituzioni preposte, che ha come primo obiettivo la tutela dei minori e dei loro bisogni, ora si snaturi portando  ad un livellamento ed a un’omogeneizzazione che si è cercati di evitare, proteggendo le diverse caratteristiche degli Enti gestori, non per mero individualismo, ma come grande ricchezza sociale e culturale dalla quale prima gli operatori dei Servizi Sociale e poi i minori fragili e le loro famiglie hanno potuto attingere.

La sempre maggior complessità delle situazioni con le quali veniamo a contatto richiede uno sforzo creativo via via crescente, che abbiamo sempre dimostrato di saper cogliere e mettere concretamente in atto; un livellamento, dettato da una necessità amministrativa non porterebbe di certo ad un miglioramento della qualità dei nostri Servizi, ma piuttosto ad un appesantimento burocratico per le singole Comunità, che ci distoglierebbe inevitabilmente dal nostro compito primario: accompagnare i minori accolti in un percorso di crescita positivo ed evolutivo.

Trattiamo solo in via conclusiva la questione economica, non solamente relativa alle rette, ma anche alle richieste di fideiussioni, minimi di fatturato, vincoli sulla possibilità di rifiutare inserimenti se non ritenuti compatibili col gruppo dei ragazzi già accolti, pena la recessione del contratto, fino all’estremo del cambio di collocazione per quei minori ospitati da realtà che non parteciperanno ai bandi; questo non fa che rafforzare la visione di cui sopra, che non è compatibile con un sistema d’accoglienza che guardi al supremo interesse del minore, perché offuscato ora dalla necessità estrema di de-responsabilizzarsi, in un clima di tensione che rischia, in un grande paradosso, di mettere all’ultimo posto proprio l’oggetto stesso per il quale invece è stato creato: chi ha bisogno di cure, in questo caso i bambini.

 

Associazione di Coordinamento regionale
delle Comunità di tipo familiare dell'Emilia Romagna
Via Mulino n. 8 - Vignale di Traversetolo (PR)
C.F. 92164260348

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